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martedì 25 febbraio 2020

Con il Virus in poppa

Marco Cedolin

In soli tre giorni le vittime del Coronavirus sono passate da una a sette, il numero dei contagiati è salito da 16  a 230 portandoci al terzo posto nel mondo, una quindicina di paesi sono isolati dal resto d’Italia e oltre 50 mila persone vivono in una piccola Wuhan padana dove ogni accesso è presidiato dalle forze di polizia. Ben 7 regioni, Lombardia, Veneto, Piemonte, Trentino, Liguria, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia hanno chiuso le scuole di ogni ordine e grado per una settimana insieme ai musei, sospeso ogni genere di evento comprese le messe e le competizioni sportive. In alcune di esse è stata disposta la chiusura di bar e locali notturni dalle 18,00 alle 6 del mattino, mentre i matrimoni ed i funerali potranno svolgersi solo “a porte chiuse”.

I supermercati di alcune grandi città come Milano e Torino sono stati letteralmente svuotati da un'orda di clienti decisi a fare incetta di ogni genere di prima necessità, i metrò e le strade milanesi sono semideserti come in un film post apocalittico e dappertutto si respira paura. L’Italia dei “porti aperti come i culi" e della fissazione no borders inizia ad innalzare “muri” contro i propri connazionali, la Basilicata impone la quarantena per qualunque cittadino arrivi dal Nord e la Puglia sembra intenzionata a fare altrettanto. Il tutto mentre all’estero ci guardano con sempre crescente sospetto, respingono aerei ed autobus con a bordo i nostri turisti ed invitano i loro a non recarsi in Italia.

La borsa crolla, l’economia promette di andare ancora più giù (nonostante sembrava non fosse possibile), l’OMS ci bacchetta ed un Presidente del Consiglio in fibrillazione, non sapendo più che pesci prendere, tenta di scaricare le colpe della politica su medici ed infermieri che combattono in prima linea e minaccia di avocare a sé i poteri delle regioni, in un delirio di onnipotenza privo di costrutto….

Di fronte a questo quadretto non proprio idilliaco l’opinione pubblica si divide in alcuni gruppi, nessuno dei quali seduto dalla parte del torto o della ragione.

C’è chi è in preda alla paura (non al panico che è ben altra cosa) e compie scelte talvolta irrazionali, ma diventa difficile stigmatizzare il comportamento altrui semplicemente perché si vive la stessa situazione con più distacco e minore apprensione.

C’è chi spaventato non lo è, mentre si domanda il perché di un tale pandemonio per quella che nei fatti sembra una normale influenza, con un tasso di mortalità nella norma, concentrato fra le persone anziane sofferenti di patologie pregresse. Ma le persone anziane e quelle affette da patologie purtroppo esistono in quasi tutte le nostre famiglie ed i virologi più seri e meno legati alla politica sostengono come questo virus abbia le potenzialità per essere (o diventare) ben più pericoloso di quello dell’influenza, trattandosi di un elemento ancora sconosciuto ed in grado di mutare repentinamente.

Ci sono coloro che non riescono a capacitarsi del fatto che si dia un tale risalto e si stravolgano le nostre vite per un virus influenzale, mentre la maggior parte di noi muore (spesso nel fiore degli anni) a causa di ben altre patologie, per ovviare alle quali non si fanno ordinanze e non si stravolge nulla.

Costoro hanno senza dubbio ragione, ma purtroppo per evitare un tumore o un’infezione ospedaliera non basta chiudere le frontiere o mettere in quarantena i sospetti contagiati, perché allora non attivarsi quando ciò invece può essere risolutivo?

Ci sono coloro che, spaventati o meno, tentano di usare il Coronavirus come arma di campagna elettorale, a favore del centrosinistra o del centrodestra, offendendo senza porsi problema tutti coloro che in questo momento stanno soffrendo davvero, ma di fronte ad un tale esercizio di cinismo si può solo provare compassione.

Ci sono infine coloro che (come noi) spaventati solo quel poco che basta per essere prudenti, continuano a ritenere la situazione assai poco chiara e tentano di porsi qualche domanda, senza alcuna pretesa di avere la verità in tasca.

Perché mai sono esplosi ben due focolai consistenti, a centinaia di km di distanza l'uno dall’altro, senza che sia stato possibile ricondurli ciascuno ad un paziente zero attendibile?

Perché mai nonostante il Coronavirus in questione provenga dalla Cina, fra le 230 persone infette non si annovera nessun cinese?

Per quale motivo in una regione come la Toscana, con la più alta incidenza di popolazione cinese, non si è ad oggi mai verificato (ne siamo felici sia chiaro) alcun caso di Coronavirus?

Davvero tutte le regioni provvedono a controllare i propri abitanti con la medesima frequenza ed accuratezza?

Perché di fronte ad un pericolo che oggi viene ritenuto grave, alla luce delle contromisure imposte, per settimane il governo ha sottostimato il rischio, non imponendo controlli di sorta e sponsorizzando petalose cene nei ristoranti cinesi con baci e abbracci alla volemose bene?

Davvero si è trattato solamente d’incapacità manifesta o esisteva anche la malafede?
Insomma, proprio di un fuoco di paglia in tutta evidenza non si trattava, ma fra scuole chiuse e Wuhan all’italiana, per adesso possiamo ancora essere sicuri del fatto che quando verrà l’infausto giorno continueremo a morire delle malattie di sempre o di malasanità, il che purtroppo non fa certo meno paura di un virus.

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