Esiste un’ideologia di cui non si parla perché si è travestita da “realtà oggettiva”, si tratta del malthusianesimo. Ed è alla base del pensiero neoliberista e globalista.

Le dichiarazioni di Yves Cochet riportano la questione all’attenzione.

Ho cominciato a parlare di argomenti inerenti alla dottrina malthusiana (a sua volta strettamente legata alla concezione darwiniana) dalla nascita di questo blog, oggi più che mai il lavoro fatto è di estrema attualità.
Una conferma di questo è giunta proprio oggi 6 gennaio dalle dichiarazioni sulla riduzione della popolazione europea fatte dell’ecologista francese, ex deputato all’Assemblea nazionale ed ex europarlamentare Yves Cochet, che è stato subito ripreso in un tweet della giornalista Eugénie Bastié:

Dunque Cochet dichiara che bisogna ridurre le nascite della popolazione dei paesi ricchi (ulteriormente ndr) per far posto ai migranti. Ma questo non sarebbe malthusianesimo aggiunge in un classico da “excusatio non petita accusatio manifesta”, una giustificazione che alimenta i sospetti.
Il malthusianesimo ha come centro della sua azione la riduzione della popolazione povera mediante il divieto di assistenza sociale e i salari ridotti alla sussistenza, il tutto giustificato dall’assunto che la causa della povertà sia l’eccessiva popolazione (dato smentito storicamente). Con un paralogismo Cochet afferma che il suo non è malthusianesimo e che un vero approccio malthusiano sarebbe quello di ridurre la popolazione nei paesi del Terzo mondo, politiche che effettivamente sono state ampiamente portate avanti dall’ONU e supportate a fasi alterne dagli USA. Sostiene quindi Cochet che la sua non è una proposta malthusiana perché in essa sarebbe la popolazione ricca a dover essere ridotta per far posto a quella povera, il che effettivamente si configura come un approccio assolutamente inedito.
Ma in realtà si tratta del più puro malthusianesimo, quando l’economista Thomas Robert Malthus (1766 – 1834) antenato dei vari Monti, Cottarelli e altri sostenitori dell’austerity,  propose la propria teoria, aveva in mente i poveri dell’Inghilterra, il proletariato nato dalla prima rivoluzione industriale, quindi l’idea di ridurre la popolazione dei paesi ricchi è esattamente quella originale di Malthus.
La riduzione della popolazione ha lo scopo di minare la capacità di protestare della classe operaia dei pesi sviluppati e quindi di organizzarsi, dove manca una massa critica non c’è protesta. Possiamo ben immaginare il rammarico che Cochet a altri dell’intellighenzia francese deve aver provato in questi giorni nel constatare come i gilet jeunes siano numericamente fastidiosi.
Ma perché ridurre la popolazione de paesi sviluppati per poi importare migranti dal Terzo Mondo? La risposta è semplice e la fornisce Marx quando parla dell’esercito industriale di riserva, una massa di disperati il cui fine è quello di innalzare il tasso di disoccupazione per ridurre i salari e spingerli tendenzialmente fino al livello di sussistenza. Inoltre la deportazione assistita dei giovani dall’Africa subshariana è essa stessa una misura malthusiana in quanto riduce la popolazione attiva impedendo lo sviluppo delle economie locali che, nell’ottica neoliberista e globalista, non devono svilupparsi e avere l’unica funzione di fornire materie prime a basso costo e, come già detto, anche manodopera a basso costo. La stessa dinamica malthusiana dell’Africa è stata già vissuta dal meridione d’Italia con la migrazione tra fine Ottocento e inizio Novecento, una riduzione della popolazione che, contrariamente a quanto previsto dalla teoria, non ha portato alcuno sviluppo, e d è stata sperimentata anche dall’Irlanda che in seguito alla carestia dell’Ottocento si svuotò della popolazione impiegando poi numerosi decenni per riprendersi dallo shock demografico.
Esiste dunque un fattore unificante di globalismo e neoliberismo e questo è il malthusianesimo. Una teoria ottocentesca più volte smentita dalla storia che però viene insistentemente riproposta come rappresentazione efficace della realtà per giustificare e indicare come inevitabili le azioni contro la popolazione del capitale e della finanza liquida.