Sulla Stampa di Torino un articolo critica il progetto della Rai 2 di Freccero di fare una trasmissione sull’informazione alternativa. Ma l’informazione non dovrebbe sempre prevedere l’esame di punti di vista differenti?

Qual è l’informazione che la Stampa vuole difendere?

L’articolo è stato pubblicato martedì 8 gennaio su La Stampa a firma di Jacopo Iacoboni con il titolo “Un programma sui siti sovranisti. Rivoluzione Freccero Foa“, il cui testo integrale è stato ripreso su Dagospia. Nell’articolo si critica l’idea di Freccero ricorrendo ad un argomento che fa riflettere e che soprattutto dovrebbe far riflettere. Leggiamo infatti:
Se il motto di Rt, la tv del Cremlino, è «question more», metti tutto in dubbio, premessa per rivedere – diciamo così – il concetto di verità nel giornalismo, la Rai 2 di Freccero-Foa propone un programma giornalistico che, parole di Freccero, sarà «una rassegna dell’ informazione che non deve essere divulgata
Perché mettere in dubbio quello che riportano i quotidiani dovrebbe essere un pericolo? Il dubbio è una cosa positiva, al riguardo vediamo cosa riporta la Treccani:
è proprio la sua collocazione all’interno del processo di ricerca, il suo carattere problematico, che ha costituito il valore permanente del d. nella storia del pensiero filosofico, sia che esso venga considerato come operazione preliminare a ogni ricerca di verità, come premessa all’acquisizione della certezza (d. metodico), sia come constatazione dell’impossibilità di raggiungere certezze (d. scettico).
Il dubbio è dunque un’operazione preliminare alla ricerca della verità, ma potrebbe anche essere qualcosa che ci porta alla constatazione che la verità in certi casi non è possibile raggiungerla. L’alternativa al dubbio è il credere passivamentea quanto viene proposto da una fonte attribuendole un principio di autorità che ci rende acritici, e quindi suscettibili di essere fuorviati e manipolati da chi le informazioni le fornisce. Lo stesso atteggiamento non è per me nuovo in quanto l’ho incontrato già in passato quando in ambienti neodarwinisti veniva colpevolizzato lo slogan che recita “teach the controversy“, anche in questo caso si manifesta un profondo timore che qualcuno possa porre obiezioni, suggerire idee alternative, insomma mettere in dubbio la “verità”.
Ma è nostra convinzione che la verità si riconosca proprio dalla sua capacità di resistere a qualsiasi tentativo di confutarla, perché dunque temere che vengano proposte visioni alternative?  Il resto dell’articolo è interamente dedicato a gettare discredito sui siti indicati da Freccero, l’arsenale impiegato è tutto quello messo a di posizione da anni di condizionamento mediatico pavloviano: complottismo, filorussismo, neonazi-fascismo, termini che non analizzano ma marchiano, un po’ come si faceva anticamente con il lebbrosi, lo scopo era tenere lontani i “sani”.
La Stampa, Iacoboni e tutti coloro che stanno iniziando ad esprimere giudizi negativi sull’idea di Freccero di realizzare il programma “L’ottavo blog”, si pongono non tanto in una prospettiva di contenuti diversi da quelli dell’informazione libera ma su un piano di metodo opposto, loro condannano ogni dubbio riguardo le proprie affermazioni ritenendole delle “verità” delle quali non si può dubitare.
Noi il dubbio lo poniamo come metodo per la ricerca della verità. 
Ai lettori la scelta.