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lunedì 28 maggio 2018

Mi domandavo da qualche settimana come mai Cottarelli fosse ospite onnipresente nei salotti televisivi. Ora un legittimo dubbio si può avere: il piano B era già pronto, presumibilmente anche la lista dei ministri ed è stato palese quando Conte era stato defenestrato da nemmeno un’ora e già la stampa poteva comunicare che era stato fissato per l’indomani l’incontro con l’ex Mr. Spending review. Che se fosse stato solo questo, ci sarebbe poco da preoccuparsi, ma avendo lavorato per il FMI (Fondo monetario internazionale) un brivido avrà legittimamente scosso qualche schiena…
Cosa possiamo dire? L’opinione pubblica è spaccata in due e ciò, come sempre rientra nello schema del Divide et Impera. Ritengo personalmente, e molti potranno non concordare, che si sia consumato mediaticamente sotto i nostri occhi un colpo di Stato finanziario, un golpe bianco che non deve, non può essere ignorato o patito senza reagire.
Le riflessioni che si possono fare in queste ore sono tantissime e non starò a riassumerle, lo hanno già fatto altri prima di me. Si può anche presumere che oltre agli interessi della tecnocrazia europeista ci possa essere altro e che il veto a Savona sia stato un “pretesto” per arrivare alla rottura: l’atteggiamento filo-russo in politica estera, un possibile fastidio dato dalla nomina di Salvini agli Interni… ecc. Non lo sapremo ora, forse mai.
Fatto sta che l’UE che taluni osannano comporta una forma di democrazia limitata, una democrazia controllata e domenica sera ne abbiamo avuto la  dimostrazione. Siamo stati di fatto commissariati.
Quello che è avvenuto il 27 maggio è non solo di una gravità eccezionale, ma dimostra in modo palese, oserei direi sfacciato, come la sovranità italiana sia ormai fondata sui mercati finanziari, sullo spread e che i massimi livelli prendano ordini dal sistema tecnocratico globalista ed europeista. Siamo di fronte  a una dittatura dei mercati. Una dittatura del sistema tecnocratico.
Mattarella, con il veto a Savona, ha violato la sovranità che dovrebbe appartenere al popolo italiano, anteponendo il risultato elettorale della maggioranza degli italiani alla volontà dei mercati, delle agenzie di rating, delle banche. E con un atto da bipensiero orwelliano, ha dichiarato di farsi garante con questo gesto della salvaguardia dei nostri risparmi, degli azionisti, degli investimenti, ecc. Un colpo da maestro che ha però svelato ormai in modo chiaro e inequivocabile da chi prende ordini.
Voglio però evidenziare l’atteggiamento sconvolgente dei media mainstream nazionali e internazionali, di come abbiano tentato in ogni modo di ostacolare la nascita del governo giallo-verde e della campagna diffamatoria e strumentale contro Conte, Savona, i “babari” giallo-verdi e gli italiani in generale, tutti noi bollati all’estero come “barboni”, “evasori” e “scrocconi aggressivi”.  Un vero e proprio assedio a tenaglia capitanato dalla Germania. Si sono fatti braccio armato della propaganda europeista e hanno bombardato con furore l’opinione pubblica con una forma di disinformazione dai toni terroristici, come era già stato fatto con la Brexit e con Trump, arrivando a insultare il popolo italiano.
Testate notoriamente di destra e di sinistra si sono così trovate allineate nell’infangare e strumentalizzare curriculum, dichiarazioni e paventare tragedie all’orizzonte: avevano un fronte comune e si sono trovate compatte.
Non è bastato nemmeno il comunicato di Savona in cui si ribadiva il suo spirito europeista: il professore ha chiarito di non volere uscire dall’euro ma di volere trattare sulle condizioni imposte all’Italia, «per un’Europa più equa». Forse stava qua il nodo cruciale: si vuole impedire che l’Italia rialzi la testa e combatta per i propri diritti e la propria sovranità. Forse si vuole affossarla, come si è fatto con la Grecia? Quella che si prefigge all’orizzonte non è più soltanto uno scontro tra destra e sinistra quanto tra sovranisti e globalisti.
Nella società democratica le opinioni, le abitudini e le scelte delle masse vengono cioè indirizzate, come spiegava nel 1928 Edward Bernays – considerato il fondatore delle Pubbliche Relazioni −, da un «potere invisibile». Secondo Bernays la propaganda è fondamentale per “dare forma al caos”. Le tecniche usate dal potere per plasmare l’opinione pubblica sono state inventate e sviluppate negli anni, spiegava Bernays, «via, via che la società diventava più complessa e l’esigenza di un governo invisibile si rivelava sempre più necessaria».
Evidentemente, quando queste tecniche non bastano, quando il popolo cerca di ridestarsi e di ribellarsi al giogo che lo stritola, vengono messe in campo altre modalità per poter castrare sul nascere ogni tipo di ribellione. Ed è proprio qua, al culmine della manipolazione sociale che è possibile rialzarsi e far valere il proprio consenso, entrando di fatto nella partita.
[Enrica Perucchietti].

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