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sabato 12 maggio 2018

È oramai palese (il decreto 61 sulla scuola lo testimonia) che lo scopo inconfessabile del sistema di potere, è quello di dare alla luce una generazione incapace di partorire un pensiero critico autentico.

Un pensiero critico basato sulla molteplicità delle cognizioni di causa e delle loro reazioni, razionali e controllate, contro il caos imperante che, utilizzando ogni sorta di strumento diabolico, di arte riprovevole, tende a progettare (usiamo questo termine, poiché di fatto, costituisce un articolato “progetto distruttivo” pianificato in tutte le manifestazioni, in cui l’umano agire determina e si determina nel proprio vivere sociale e politico, infettato e diretto dal “pensiero unico” dominante ed ultraliberale) l’inerte prototipo dell’essere umano schiavo, spersonalizzato e irrazionale, incapace di edificare una “civiltà della resistenza”, laddove è in atto una vera e propria guerra spietata tra dominante e dominato, tra l’immane ricchezza dei pochi e la sofferente povertà dei più. Tra gli eredi universali globali e gli eterni diseredati del globo. Tra i trionfatori superbi e i “vinti giusti”.
In conseguenza del violentato equilibrio tra le due uniche categorie sociali realmente esistenti, nell’agenda del vincitore urge, prima di tutto, annichilire qualsivoglia pensiero di resistenza. L’indottrinamento della propagante di potere esprime la propria “pre-potenza” nella dimensione mercantilistica dell’eterno debitore (basti pensare all’aberrante concetto di crediti/debiti in ambito scolastico), immerso in un’alternanza scuola-lavoro, dove l’unica alternanza consiste nello sfruttamento illimitato dell’essere umano, sia nella scuola che nel lavoro.
Procedendo oltre, de facto la scuola è soprattutto LAVORO: nobiltà del fare, del trasmettere un sapere; un pensiero che ripensa se stesso come sapere del fare. Sapienti e Lungimiranti furono i nostri padri costituenti che, nei principi fondamentali della costituzione Italiana, fondarono la Repubblica Italiana sul LAVORO; capirono il fulcro vitale di ogni tensione sociale e politica, come “possibilità distruttrice”, generata dagli attacchi di un capitalismo feroce, in un divenire senza limiti, da contenere ad ogni costo. Ed ecco che, nella tessitura della memoria, vive in noi il perenne monito dei nostri padri in nome di una difesa dal sapore umano e patriottico per una giustizia che ci accomuna.
Insomma, oggi, lo schiavo per eccellenza, viene elaborato e plasmato nella figura dello “pseudo studente”, soggetto deprivato degli indispensabili strumenti cognitivi, volti a comprendere la propria condizione e a rispondere umanamente al cospetto di essa, onde dirigere sovranamente il proprio futuro.
In quest’ottica, gridiamo a viva forza l’unica vera lotta esistente: quella tra capitalismo illimitato e assoluto, contro Sovranità pensante, capace di autodeterminarsi.
Articolo di Antonio Percoco (FSI Verona) e Marcello Vezzoli (FSI Brescia)

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