Di Enrica Perucchietti
Scrive così il filosofo romano Giorgio Agamben nel suo ultimo libro A che punto siamo? L’epidemia come politica (Quodlibet), opera che racchiude gli illuminanti testi scritti durante i mesi dello stato di eccezione per l’emergenza sanitaria.
Perché mantenere il segreto sui verbali degli esperti?
Lo stato di eccezione come ben sappiamo è stato finora prorogato al 15 ottobre.
Intanto Repubblica dà notizia del fatto che il presidente del Consiglio vorrebbe tenere secretati i documenti del Cts alla base dei Dpcm emanati durante il lockdown di marzo e aprile.
Perché questa decisione? Cosa deve essere tenuto segreto alla popolazione?
Perché i cittadini devono essere trattati come soggetti minorenni da manipolare ed eterodirigere come se fossero incapaci di intendere e di volere?
scrive Luca Sablone dalle colonne de Il Giornale a cui rimando per approfondimenti.
In nome della biosicurezza
I poteri dominanti sembrano aver deciso di sfruttare come un pretesto la pandemia per stringere le maglie del controllo sociale e traghettarci, mansueti disorientati e spaventati, verso una dittatura sanitaria, abbandonando i paradigmi della democrazia per sostituirli con nuovi provvedimenti e dispositivi governativi basati sulla “biosicurezza” (parafrasando Agamben).
La paura (inoculata quotidiana dai media mainstream, dai loro bollettini dei morti e dalla loro criminologia sanitaria) e la minaccia della salute, infatti, hanno indotto nell’opinione pubblica l’idea che si debba per forza scegliere tra salute e libertà per poter tornare a sentirsi “sicuri”.
Pena il discredito sociale, le shitstorm, le multe pazze, la rieducazione per chi dissente (si veda il caso Bocelli), le intimidazione sui media in stile mafioso, la colpevolizzazione, il ricorso alle fallacie, persino… i TSO!
Il potere, che non si indentifica con la politica ma semmai la sfrutta e la dirige da dietro le quinte, approfitta dei momenti di crisi per orientare l’opinione pubblica in modo sempre più sofisticato, imponendo inoltre un principio di autorità: in un orizzonte in cui tutto rischia di confondersi e sparire sotto il peso delle immagini, in cui tutto diventa “relativo” e virtuale, per capire che cosa sia vero e cosa falso è necessario fare riferimento a un’autorità esterna per avere rassicurazioni e sapere come orientare le proprie scelte.
Perché la dottrina dello shockriesce a ottenere su vasta scala ciò che la tortura ottiene su una singola persona in una cella per interrogatori.
L’esempio più chiaro è stato lo shock dell’11 Settembre, che, per milioni di persone ha generato una forma di paralisi psicologica, spingendole ad accettare misure di restrizione della privacy e della libertà che fino al giorno prima sarebbero state impensabili.
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