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venerdì 28 settembre 2018

Mike Adams: ”Ci sfamano di veleno. Cibo progettato per toglierci la capacità di pensare”

Le scoperte di Mike Adams, ricercatore indipendente, sul cibo immesso nella grande distribuzione alimentare, promosso qualche tempo fa anche dall’Expo, fanno mettere le mani nei capelli.

Vi siete mai chiesti perchè in ogni prodotto alimentare che acquistiamo, semplice e comune che sia, è presente una marea di ingredienti sconosciuti alla maggior parte di noi, e per di più non necessari? Vi siete chiesti perchè, il cibo che dovrebbe sfamare il pianeta, invece di essere promosso dai contadini di tutto il mondo, i quali producono il 70% del cibo utile per il fabbisogno mondiale, viene promosso invece dalle multinazionali?
Dietro le quinte un progetto intenzionale di distruzione di massa è già in atto. Ecco le scoperte di Mike Adams nel Natural News Forensic Food Labs, sul cibo immesso nella grande distribuzione alimentare.
“Le forniture di cibo sembrano intenzionalmente progettate per porre fine alla vita umana, anziché nutrirla. Dopo aver analizzato più di 1000 cibi nel mio laboratorio, devo annunciare che la battaglia per l’umanità è quasi persa. Il mio laboratorio ha scoperto che certe sostanze sono intenzionalmente formulate e messe nei prodotti alimentari, per causare nei consumatori disturbi mentali, infertilità a largo raggio, danni agli organi e perdita di ogni abilità di poter pensare in modo razionale e consapevole.
Questo breve video cambiarà il tuo modo di vedere il cibo. Buona visione.

GO MARCELLO GO!

GO MARCELLO GO!: Pubblichiamo l’augurio di Claudio Messora, Giulietto Chiesa, Diego Fusaro, Alberto Micalizzi, Antonio Maria Rinaldi, Red Ronnie, Enzo Pennetta, Mauro Scardovelli e Nino Galloni a Marcello Foa, nuovo presidente della Rai

giovedì 27 settembre 2018

Libertà e perline colorate

Marco Cedolin

"Libertà e perline colorate, ecco quello che io ti darò" cantavano Lucio Dalla e Francesco De Gregori nell'indimenticato album Banana Republic del 1979. Libertà e perline colorate è in fondo proprio quello che viene dato in dono fin dal momento della nascita al cittadino figlio della globalizzazione mondialista, affinché maturi nel proprio intimo il convincimento di possedere quel bene che fin dalla notte dei tempi ispira l'animo di ogni essere umano.
L'uomo moderno apparentemente vive libero di compiere le proprie scelte sia nell'ambito personale che in quello sociale....
Può decidere di trascorrere la vita laddove è nato, oppure girare il mondo, può spostarsi in auto, in moto o perfino in bicicletta, può andare a votare e "scegliere" il governo che più gli aggrada all'interno del meccanismo della democrazia, può esprimere le proprie idee a voce alta, può vestirsi come gli pare, può amare chi gli aggrada alla luce del sole uomo o donna che sia, può scegliere di costruirsi una famiglia numerosa oppure rimanere single, può passare il proprio tempo libero praticando sport oppure stravaccato sul divano a guardare la TV, o ancora facendo shopping in un centro commerciale, anche di notte se gliene viene lo sfizio.

Può fare insomma apparentemente qualsiasi cosa, ma proprio nell'avverbio apparentemente si nascondono le perline colorate, buone forse per compiacere l'occhio ma totalmente prive di qualsiasi valenza intrinseca.

Senza una disponibilità di denaro sufficiente la libertà svanisce come neve al sole e restano solo le perline colorate che hanno il difetto di sbiadire repentinamente. Niente scelte, niente viaggi, niente famiglia, niente sport, niente centro commerciale, solamente un percorso a senso unico sulla strada della sopravvivenza, dove si è liberi unicamente di sperare che qualcosa cambi.

L'uomo moderno è libero proporzionalmente a quella che è la sua disponibilità economica, ma la globalizzazione mondialista (che gli ha donato libertà e perline colorate) gli impedisce, ogni giorno che passa in maniera più drammatica, di costruirsi un reddito dignitoso che gli permetta almeno qualche scampolo di libertà.

E qualora egli si renda conto di essere stato preso per il naso e decida di protestare con veemenza, lamentando il fatto che gli stanno rubando la vita, scoprirà ben presto come anche la democrazia non sia altro che un'illusione destinata a svanire in una dissolvenza, mentre esprimere le proprie idee a voce alta può diventare assai sconveniente, ogni qualvolta esse non risultino allineate al politicamente corretto, che in tutta libertà va accettato sempre con il sorriso e senza tentennamenti.
Le persone positive non hanno alcun potere magico a te sconosciuto o inaccessibile.
Semplicemente, invece di lasciare che lo stress si impadronisca di loro e le controlli, le persone positive prendono il comando della propria vita attraverso atteggiamenti, pensieri e comportamenti indirizzati al superamento delle sfide, anziché verso la preoccupazione.
Ecco in particolare cosa le persone positive NON fanno:
1. Non si aspettano il peggio.
E’ sorprendente come molti problemi non esisterebbero se la tua mente non li inventasse.
Le persone positive sanno bene che saltare subito alle conclusioni (negative) non è mai una buona idea.
Preparati sempre ad affrontare il peggio, ma agisci con la fiducia che le cose andranno nel verso giusto.
2. Non negano la verità.
E’ piuttosto facile vivere in una bugia, perché le bugie sanno crescere in modo così esponenziale da far spesso dimenticare la verità.
Le persone positive sono pienamente consapevoli che per prosperare e avere successo, è necessario affrontare la verità e non accampare scuse quando qualcosa non è andato per il giusto verso.
3. Non portano rancore.
Le persone positive hanno l’abilità di comprendere che il risentimento e il rancore portano soltanto dolore nella loro vita.
Il segreto è lasciarli andar via, senza aggrapparsi ad essi.
Scegli di accettare e perdonare ciò che è accaduto in passato, ricavane degli insegnamenti preziosi e liberati dal peso del rancore.
4. Non dimenticano le piccole cose.
È facile dimenticare le piccole cose? Sicuramente. Ma le persone positive si comportano diversamente, perchè esprimono gratitudine per tutto ciò che di bello c’è nella loro vita, non importa quanto sia piccolo o apparentemente poco significativo.
Prima di cadere nel tranello di pensare che sarai davvero felice solo quando avrai di più, inizia ad essere riconoscente per ciò che già hai.
5. Non si tirano indietro.
Le persone positive si assumono la piena responsabilità per come stanno le cose nella propria vita. Prendono in mano le redini della loro vita e agiscono.
Se commettono errori e cadono, non ne fanno un dramma: si scuotono la polvere di dosso e ci riprovano con ancor più convinzione.
Non tirarti indietro, se non vivi la tua vita da protagonista nessun altro potrà farlo al posto tuo.
6. Non vedono i problemi come “problemi”.
La parola “problemi” è sinonimo di “sfide” per le persone positive.
Queste credono che ogni ostacolo si presenti come un’opportunità che è ancora da scoprire.
Le persone positive si concedono la possibilità di sfidare se stessi e crescere continuamente.
7. Non si rassegnano allo status quo.
Nei momenti difficili le persone positive non vedono la realtà come un muro su cui i sogni sono destinati a infrangersi.
Tutto è possibile con l’azione, la volontà e la disciplina.
Ciascuno di noi è l’artista in grado di dipingere la propria vita come il migliore dei capolavori.
8. Non si annoiano.
La noia è un luogo dove la creatività, l’ispirazione e la produttività muoiono.
Le persone positive sono affascinate da tutto ciò che le circonda. Esplorano il mondo con entusiasmo e curiosità, ponendo domande e cercando attivamente risposte.
9. Non lasciano che i pensieri negativi prendano il controllo della loro mente.
Le persone positive sono pienamente consapevoli che i pensieri negativi hanno soltanto delle conseguenza autodistruttive.
Quando un pensiero negativo ti passa per la testa, non aggrapparti ad esso: prendine consapevolezza, osservarlo attraversare la tua mente come una nuvola nel cielo e lascialo andare via.
10. Non fanno confronti con gli altri.
Le persone positive comprendono perfettamente che ciascuno di noi è a suo modo diverso, con i propri pregi e i propri difetti, i propri tempi e le proprie peculiarità.
Per questo sanno che è assolutamente inutile confrontarsi con altri se non con se stessi.
Sono sicure di quello che hanno e di quello che fanno. Invece di concentrarsi su cosa stanno facendo gli altri, si focalizzano su come migliorare se stessi.
11. Non si colpevolizzano per ogni piccolo errore.
Le persone positive non guardano al fallimento come a una cosa terribile da evitare a tutti i costi.
Sanno che il fallimento è una possibilità che può verificarsi quando si intraprende una nuova strada o si cerca di realizzare qualcosa di nuovo.
Vedere il fallimento per quello che è (un’opportunità di apprendimento e niente di più) è un aiuto insostituibile per superare gli ostacoli lungo il percorso verso il successo.
12. Non pensano che la loro vita debba essere perfetta.
Le persone positive mettono da parte il concetto di perfezione, perché sanno che aggrapparsi ad esso è controproducente.
Se riterrai completata un’attività solo quando sarà perfetta, allora non porterai mai a termine nulla. Se per agire aspetterai il momento perfetto, allora continuerai a procrastinare all’infinito.
Agisci qui e ora dando il meglio di te stesso e accantona la nozione di perfezione.
di Jennifer Delgado Suárez

A volte, nella vita, viviamo situazioni difficili da dimenticare, tuttavia, nutrire odio e risentimento è come ingurgitare veleno, con la speranza che a morire sarà qualcun altro.

Correva l’anno 1961 quando John Lewis, oggi leggenda della lotta per i diritti civili negli Stati Uniti, ricevette un brutale pestaggio in una piccola cittadina chiamata Rock Hill. I suoi “attaccanti”, tutti membri del Ku Klux Klan, lo pestarono, insieme ad un compagno che era con lui, lasciandoli abbandonati in una pozza di sangue. Il suo unico “crimine” era essere afro-americano ed essere entrato in una sala d’attesa per bianchi, in uno stato in cui prevaleva il segregazionismo.
Molti anni dopo, nel 2009, John Lewis ricevette una visita inaspettata nel suo ufficio. Elwin Wilson, uno degli uomini che lo avevano pestato ed ex membro del KKK, si scusò e gli chiese di perdonarlo. John Lewis, che anni prima, nel settembre 1990, aveva scritto sul New York Times che era necessario perdonare George Wallace, ex governatore dell’Alabama favorevole alla segregazione razziale, fece l’unica cosa sensata: perdonò il suo aggressore.
Questa è una storia nota, ma anche molte persone comuni hanno perdonato i loro aggressori. Queste persone divengono, cioè, consapevoli del fatto che il perdono libera anche loro, dà loro la pace e la serenità di cui hanno bisogno per andare avanti. Questa esperienza ci insegna, quindi, che non riuscire a perdonare non migliora la nostra vita.
Libri e varie...

Perdonare ciò che non si può dimenticare

A volte, nella vita, viviamo situazioni difficili da dimenticare: pesanti offese o umiliazioni, ruberie, punizioni che non meritavamo, ingiustizie, tradimenti… La lista può essere molto lunga. In questi casi è comprensibile che, durante le prime fasi, si provino enorme frustrazione, risentimento e persino rabbiaDurante quei momenti di profondo dolore, non riusciamo neppure a pensare alla possibilità di perdonare ciò che consideriamo imperdonabileLa semplice idea di perdonare, genererà, anzi, un rifiuto immediato, perché nella nostra mente, la persona che ci ha fatto del male è in “debito” con noi e pretendiamo che paghi quel debito.
Tuttavia, se alimentiamo questi sentimenti, finiremo per farci molto male. Non possiamo commettere l’errore di pensare che quando nutriamo rancore, quel dolore si rifletterà in qualche modo sulla persona che ci ha ferito. Molte persone pensano che odiando il loro carnefice, gli stiano facendo del male in qualche modo. Ovviamente, è una credenza che riflette solo un’illusione senza alcun fondamento reale.
In effetti, nutrire odio e risentimento è come ingurgitare veleno con la speranza che a morire sarà qualcun altro. Significa punirci, con la segreta speranza che questa punizione, in qualche modo, senza sapere molto bene come o quando, si ripercuota su chi ci ha fatto del male. Anche per questo, non riuscire a perdonare può solo aumentare il nostro disagio.

Il perdono come atto di auto-liberazione

Paul Boese disse che “il perdono non cambia il passato, ma allarga il tuo futuro“. Infatti, perdonare implica terminare una relazione che ci sta danneggiando, significa riprendere il controllo della nostra vita.
L’atto di perdonare cambia la relazione iniziata con il danno, l’affronto o la perdita. Quando una persona ci danneggia, si insinua nella nostra vita e occupa la nostra mente, se non voltiamo pagina, saremo, in un certo modo, sempre legati al nostro carnefice. Perdonare implica, dunque, rompere la dinamica che alimentava quella relazione.
Pertanto, perdonare è un modo per uscire da quel quadro transazionale che limita le nostre vite. Quando eravamo vittime ci tolsero il potere, ma l’atto di perdonare implica recuperarloE’ come se dicessimo: “mi hai ferito e ho sofferto molto per questo, ma da questo momento in poi non eserciti più alcuna influenza sulla mia vita”, perché i sentimenti e i pensieri negativi che stavamo sperimentando e ci tenevano legati, sono svaniti.
Perdonare non significa giustificare quello che è successo, significa uscire dalla relazione vittima-carnefice. Infatti, sebbene siamo tutti empatici con le vittime, la vittimizzazione non è utile poiché finisce per limitare l’immagine che abbiamo di noi stessi, la nostra storia di vita e la nostra ricchezza personale. Molte persone non sono riuscite a vivere pienamente, perché hanno sempre recitato il ruolo di vittima e si sono rifiutate di perdonare, rimanendo ancorate al passato, insieme al loro carnefice.

Perdona quando sei pronto, ma fai in modo di prepararti a perdonare

Il perdono richiede tempo perché quando c’è una perdita o una ferita importante, c’è sempre incertezza, non vediamo chiaramente cosa fare e non riusciamo a dare un senso all’accaduto. Proviamo dolore, sofferenza e siamo confusi.
Queste emozioni sono spontanee e naturali, ma prima o poi dobbiamo accettare quello che è successo e prepararci a perdonare. È importante rimanere sintonizzati sull’evoluzione del nostro stato emotivo, perché sentimenti come rabbia, odio e sete di vendetta possono bloccare la nostra mente razionale, facendo in modo che finiamo per identificarci con essi.
Questa identificazione negativa ha una natura statica, quindi le emozioni tendono a ristagnare nel tempo, la ferita non guarisce e non riusciamo a guardare avanti, ma teniamo lo sguardo fisso sul passato. A quel punto, diventiamo schiavi della sfortuna e dell’ira.
Il perdono ha il suo ritmo. Non è necessario violarlo, ma dobbiamo anche assicurarci che stiamo lavorando per sanare la ferita emotiva.
Articolo di Jennifer Delgado Suárez – psicologa
Fonte: https://angolopsicologia.com/non-riuscire-a-perdonare/

Non insegnate ai bambini

 di Federica Morrone

“Non insegnate ai bambini la vostra morale, è così stanca e malata, potrebbe far male…” (Giorgio Gaber “Non insegnate ai bambini”)

Un bambino risponde ‘grazie’ perché ha sentito che è il tuo modo di replicare a una gentilezza, non perché gli insegni a dirlo.
Un bambino si muove sicuro nello spazio, quando è consapevole che tu non lo trattieni, ma che sei lì nel caso lui abbia bisogno di te.
Un bambino quando si fa male, piange molto di più se percepisce la tua paura.
Un bambino è un essere pensante, pieno di dignità, di orgoglio, di desiderio di autonomia, non sostituirti a lui, ricorda che la sua implicita richiesta è “aiutami a fare da solo”.
Quando un bambino cade correndo e tu gli avevi appena detto di muoversi piano su quel terreno scivoloso, ha comunque bisogno di essere abbracciato e rassicurato; punirlo è un gesto crudele, purtroppo sono molte le madri che infieriscono in quei momenti. Avrai modo più tardi di spiegargli l’importanza del darti ascolto, soprattutto in situazioni che possono diventare pericolose. Lui capirà.
Un bambino non apre un libro perché riceve un’imposizione (quello è il modo più efficace per fargli detestare la letteratura), ma perché è spinto dalla curiosità di capire cosa ci sia di tanto meraviglioso nell’oggetto che voi tenete sempre in mano, con quell’aria soddisfatta.
Un bambino crede nelle fate se ci credi anche tuUn bambino ha fiducia nell’amore quando cresce con un esempio di amore, anche se la coppia con cui vive non è quella dei suoi genitori. L’ipocrisia dello stare insieme per i figli, alleva esseri umani terrorizzati dai sentimenti.
“Non sono nervosa, sei tu che mi rendi così” è una frase da non dire mai.
Un bambino sempre attivo, è nella maggior parte dei casi un bambino pieno di energia che deve trovare uno sfogo, non è un paziente da curare con dei farmaci; provate a portarlo il più possibile nella natura.
Un bambino troppo pulito non è un bambino felice. La terra, il fango, la sabbia, le pozzanghere, gli animali, la neve, sono tutti elementi con cui lui vuole e deve entrare in contatto.
Un bambino che si veste da solo abbinando il rosso, l’azzurro e il giallo, non è malvestito ma è un bambino che sceglie secondo i propri gusti.
Un bambino pone sempre tante domande, ricorda che le tue parole sono importanti; meglio un “questo non lo so”se davvero non sai rispondere; quando ti arrampichi sugli specchi lui lo capisce e ti trova anche un po’ ridicola.
Inutile indossare un sorriso sul volto per celare la malinconia, il bambino percepisce il dolore, lo legge, attraverso la sua lente sensibile, nella luce velata dei tuoi occhi. Quando gli arrivano segnali contrastanti, resta confuso, spaventato, spiegagli perché sei triste, lui è dalla tua parte.
Un bambino merita sempre la verità, anche quando è difficile, vale la pena trovare il modo giusto per raccontare con delicatezza quello che accade, utilizzando un linguaggio che lui possa comprendere.
Quando la vita è complicata, il bambino lo percepisce, e ha un gran bisogno di sentirsi dire che non è colpa sua.
Il bambino adora la confidenza, ma vuole una madre non un’amica.
Un bambino è il più potente miracolo che possiamo ricevere in dono, onoriamolo con cura.
“Non insegnate ai bambini la vostra morale è così stanca e malata, potrebbe far male /…/ Non indicate per loro una via conosciuta ma se proprio volete, insegnate soltanto la magia della vita /…/ Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all’amore, il resto è niente”. (Giorgio Gaber “Non insegnate ai bambini”)”.

Articolo di Federica Morrone 

23 mila euro annui spendevano, i Benetton. Lo Stato, 1,3 milioni.

I genovesi  che hanno subito i danni del Ponte Morandi vogliono manifestare,  dicono, davanti alla casa di Beppe Grillo. Perché non vanno a manifestare davanti alla Procura?
Vedete che il procuratore ha deciso questo:
Crollo ponte Morandi, incidente probatorio in tribunale a Genova
I periti avranno 60 giorni di tempo per portare a termine le operazioni di sopralluogo, repertazione e catalogazione dei resti del Morandi, dopodiché, almeno dal punto di vista legale, si potrà procedere con la demolizione. La timeline appare dunque quantomeno tracciata: i lavori non potranno partire prima di dicembre, mese in cui gli esperti presenteranno le loro relazioni, come confermato anche da Andrea Martini, avvocato della famiglia Robbiano, papà Roberto, mamma Ersilia e il piccolo Samuele, 9 anni, la vittima più giovane del Morandi. Che al termine dell’udienza ha chiarito che «salvo eventuali proroghe, la demolizione potrà partire solo dopo che le prove saranno assicurate, quindi non prima di dicembre».“
Potrebbe interessarti: https://www.genovatoday.it/cronaca/crollo-morandi-incidente-probatorio.html
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Ora, scusi dottore, che bisogno c’è di studiare le macerie, quando per identificare i colpevoli  basta leggere i documenti?
Quando c’era lo Stato, l’investimento medio annuo fu di “1,3 milioni di euro nel 1982-1999”; con i Benetton si passò a “23 mila euro circa”.
Lo scrive  –  cito Marco Travaglio –  la Commissione ispettiva del ministero, nella relazione pubblicata dal ministro Danilo Toninelli. Autostrade-Atlantia-Benetton “non si è avvalsa… dei poteri limitativi e/o interdittivi regolatori del traffico sul viadotto” e non ha “eseguito gli interventi necessari per evitare il crollo”. Peggio: “minimizzò e celò” allo Stato “gli elementi conoscitivi” che avrebbero permesso all’organo di vigilanza di dare “compiutezza sostanziale ai suoi compiti”. Non aveva neppure “eseguito la valutazione di sicurezza del viadotto”: gl’ispettori l’hanno chiesta e, “contrariamente a quanto affermato nella comunicazione del 23.6.2017 della Società alla struttura di vigilanza”, hanno scoperto che “tale documento non esiste”. Le misure preventive di Autostrade “erano inappropriate e insufficienti considerata la gravità del problema”, malgrado la concessionaria fosse “in grado di cogliere qualitativamente l’evoluzione temporale dei problemi di ammaloramento… Tale evoluzione, ormai da anni, restituiva un quadro preoccupante, e incognito quantitativamente, per la sicurezza strutturale rispetto al crollo”.
…..
la “mancanza di cura” nella posa dei sostegni dei carroponti potrebbe “aver diminuito la sezione resistente dell’armatura delle travi di bordo e aver contribuito al crollo”. Per 20 anni, i Benetton hanno incassato pedaggi e risparmiato in sicurezza: “Nonostante la vetustà dell’opera e l’accertato stato di degrado, i costi degli interventi strutturali negli ultimi 24 anni, sono trascurabili”. Occhio ai dati: “il 98% dell’importo (24.610.500 euro) è stato speso prima del 1999”, quando le Autostrade furono donate ai Benetton, e dopo “solo il 2%”.
Si è detto abbastanza, dottore, che (cito Travaglio)
“Per giudicare l’inadempimento di Autostrade (i Benetton era meglio non nominarli neppure) bisogna attendere le sentenze definitive della magistratura (una decina d’anni, se va bene); revocare subito la concessione sarebbe “giustizialismo”, “populismo”, “moralismo”, “giustizia sommaria”, “punizione cieca”, “voglia di ghigliottina” e di “Piazzale Loreto”, “sciacallaggio”, “speculazione politica”, “ansia vendicativa”, “barbarie umana e giuridica”, “cultura anti-impresa”
Che “l’eventuale revoca senz’attendere i tempi della giustizia costerebbe allo Stato 20 miliardi di penali; è sempre meglio il privato del pubblico, dunque le privatizzazioni non si toccano; il viadotto non sarebbe crollato se il M5S non avesse bloccato la Gronda”…”

Mi fate schifo

DI MARCO TRAVAGLIO
ilfattoquotidiano.it
Ma c’è anche 24 Ore:
Infrastrutture: #Autostrade rinviava la manutenzione ordinaria per guadagnare su quella straordinaria con l’aumento dei pedaggi https://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2018-09-25/ponte-genova-ministero-autostrade-rinviava-lavori-far-rincarare-pedaggi-213048.shtml?uuid=AECtu28F …
Andate dal dottore, genovesi, a dirgli: faccia sgombrare le macerie. Non fra due mesi e più, subito.  La sua città  ha bisogno del ponte.  Per assolvere i Benetton, basta dimostrare che la relazione del Ministero è falsa. E sicuramente i Benetton possono esibire documentazione contabile comprovante che loro, per la manutenzione del Morandi  – pericolante fin dalla sua esistenza –  spendevano non 23 mila euro l’anno,  ma milioni e milioni, i milioni che spendeva lo Stato, e anche più.  Bastano i documenti.

mercoledì 26 settembre 2018

di Marcello Pamio

Sono passati solo cinque anni da quando fu presentato al mondo il primo abominevole hamburger ricavato da cellule staminali di vacca. Eravamo nell’agosto del 2013 a Londra, e qui nella capitale dell’Impero i Frankenstein con la traversa da chef lo hanno cucinato e pure mangiato.

Venti mila cellule di manzo sono state sviluppate una a una in vitro (in brodo-gel di coltura) in circa 3 mesi.

Il settore della carne sintetica sta facendo passi da gigante e non a caso è diventato una miniera di soldi, e sempre non a caso tra i principali finanziatori del progetto troviamo il co-fondatore di Google…

Stanno sfruttando molto sapientemente (per meri scopi commerciali) il discorso ambientale (per altro verissimo), degli allevamenti intensivi, della produzione di carne bovina che avrebbero un impatto enorme sull’ambiente (produzione di metano, disboscamento di intere foreste per ricavarne praterie, ecc.). Per cui stanno studiando metodiche di sintesi per produrre qualcosa che assomigli alla carne, ma senza gli inconvenienti della stessa, non tanto dal punto di vista salutistico (chissenefrega) ma dal punto di vista della natura.
Stampare “carne”
L’ultima novità è la stampa di un “pezzo di carne”…
Avete letto bene: si tratta di una nuovissima tecnica che riesce a organizzare a livello nanometrico le proteine vegetali, come se fossero delle fibre muscolari.

«Si può così ottenere una bistecca stampata in 3D con la consistenza fibrosa tipica della carne animale. Del tutto priva di OGM».[1]
Ciascuna fibra muscolare è il risultato della fusione di più cellule ed è rivestita da un sottile strato di tessuto connettivo, e questo è possibile grazie alle biostampanti tridimensionali.

«La stampa di un petto di pollo da 100 grammi richiede 40 minuti ma una volta che il processo sarà ingegnerizzato a grande scala ne basteranno 5. Il suo costo? In linea con quello della carne di allevamento ma è destinato a ridursi drasticamente, fino a raggiungere i 20 centesimi al chilo».[2]
Applausi dal mondo industriale e startup che nascono come i funghi.

Carne sintetica e fame nel Terzo mondo
Perfino la FAO, l’inutile e costosissimo carrozzone sovranazionale, si sta interessando alla carne sintetica, e il motivo è presto detto: tale obbrobrio infatti può essere fortificato con l’aggiunta di vitamine e/o minerali sintetici che potranno andare a contrastare la carenza di nutrienti nei paesi in via di sviluppo.

Applausi anche dal mondo filantropico e umanitario.
Cambiamento della visione e dello stile di vita
Tutti battono le mani senza capire che stiamo parlando di un abominio.

L’uomo occidentale invece di modificare il proprio stile di vita e aiutare le popolazioni africane a sganciarsi dal neocolonialismo (francese e non solo), tornando così a sfruttare le riserve e le risorse che hanno, fa crescere sintetizzando in laboratorio della “carne” in vitro, dentro una provetta, oppure stampandola in 3D, per risolvere la fame di quelle popolazioni!

Strano modo di affrontare il problema.
Ci dimentichiamo che le popolazioni africane sono mantenute in uno stadio larvale da noi occidentali. La colonizzazione del continente nero per esempio è opera nostra, e non è mai terminata. Oggi la Francia mantiene il controllo su buona parte di esso, quello più produttivo (caffè, cacao…) e quello più ricco (oro, diamanti, coltan, uranio, ecc.).

Chissenefrega se muoiono ogni giorno 30.000 bambini per mancanza di una sana nutrizione, mica vediamo i cadaverini per la strada o fotografati nei giornali.

No questo non è politicamente corretto, ma se un bambino vegano finisce al pronto soccorso, oppure se muore un bambino di una malattia infettiva, allora apriti cielo e i giornalisti-cazzari possono andare a nozze. Ipocrisia all’ennesima potenza.
Va detto che i bambini (che non vediamo) muoiono anche per responsabilità nostra: che ci piaccia o meno.

Circa 2/3 delle terre emerse sono usate per coltivare cereali e legumi che non saranno consumati dall’uomo bianco o dal neretto, ma dagli animali che finiranno macellati per il gusto di noi occidentali. Siamo a livelli parossistici: l’85% dei cereali coltivati sono destinati agli “animali da carne”, e infatti per ogni chilo di carne servono circa 16 kg di cereali.

Milioni di bambini non hanno accesso all’acqua (fonte prima di vita e diritto inalienabile) eppure per produrre soltanto 1 kg di carne di manzo (mangiato poi nel nord del mondo) vengono buttati almeno 15.000 litri di oro blu.

In termini di deforestazione, un solo hamburger costa 5 metri quadrati di foresta. Un solo piccolissimo dischetto di carne. Foreste sottratte ovviamente alle popolazioni autoctone.
ConclusioneLa soluzione è nota da tempo ed è semplicissima: se le persone cambiassero modo di vedere la vita e modificassero il proprio regime alimentare si potrebbero risolvere a livello mondiale moltissimi problemi legati all’inquinamento, al consumo delle risorse, e perché no, anche umanitarie.

Ben 7 persone potrebbero nutrirsi in maniera corretta e sana con l’equivalente in vegetali di quello che mangia 1 solo carnivoro americano.

Ecco perché non serve nessuna biostampante in 3D, e neppure delle pseudo-fibre collagenose fatte crescere dentro una provetta, partendo da cellule staminali di una vacca.

Per stare in salute e collateralmente aiutare miliardi di persone affamate è necessario cambiare, dando un forte e chiaro segnale al Sistema.

Però è molto più semplice e meno impegnativo stamparsi una bella bistecchetta in 3D... 

Vivere, Non Solo Sopravvivere: Come Riuscirci

“La funzione principale dell’uomo è vivere – non esistere” – Jack London
A volte, quasi fosse un’intuizione improvvisa, realizziamo di stare affrontando la vita in modo troppo passivo, come se avessimo installato il pilota automatico.
E i giorni scorrono, uno dopo l’altro, senza che possiamo dire di averli veramente vissuti.
Così passano i giorni, i mesi e gli anni.
Con la strana e sfuggente sensazione che ogni giorno sia trascorso nello stesso modo del precedente.
Tutto questo va bene, credo.
Ma solo fino a quando non ci ritroviamo anziani e guardiamo indietro alla nostra vita con rimpianto.
Fino a quando non realizziamo che forse avremmo dovuto davvero inseguire i nostri sogni, senza accantonarli per la mancanza di coraggio.
Fino a quando non realizziamo di non avere amato abbastanza, di non aver vissuto fino in fondo.
Se davvero vogliamo vivere in pieno la nostra vita, assaporarla fino in fondo, goderla in tutte le sue innumerevoli e sublimi sfaccettature, invece di limitarci ad un’esistenza di mera sopravvivenza, dobbiamo dunque trovare il modo per vivere ora nel pieno delle nostre possibilità.
Per non avere rimpianti domani, quando forse sarà troppo tardi.
Vivere qui e ora. Non domani. La vita è una risorsa unica e preziosa.
Di seguito ho provato ad elencare una lista di idee, molte di esse ovvie, che possono esserci utili per ricordarci come noi possiamo davvero essere i protagonisti della nostra vita e viverla in pieno ogni giorno.
1. Ama.
Forse il consiglio migliore.
Innamòrati, se ancora non lo hai fatto. Innamòrati ancora del tuo partner. Dimostragli tutti i giorni il tuo amore.
Abbandona ogni cautela e lascia che il tuo cuore trabocchi d’amore.
Ama i tuoi genitori, i tuoi parenti, i tuoi amici.
Ama tutta l’umanità, una persona per volta.
2. Trova la tua passione.
Cerca di scoprire cosa ti entusiasma davvero. Cerca di comprendere cosa ti appassiona veramente. Cerca di fare in modo che ciò che ami davvero diventi il tuo lavoro.
Pensa innanzitutto a cosa ti piace fare. Prova allora a farne il tuo lavoro.
Potrebbe essere difficile, ma ricorda che probabilmente hai solo questa vita da vivere.
3. Vivi all’aperto.
Non barricarti dentro casa.
Esci, respira l’aria fresca del mattino, goditi il sole del pomeriggio o la brezza della sera.
Esci quando piove, cammina sulla spiaggia, fai una passeggiata nei boschi. Fai sport all’aperto.
Sii consapevole dello spettacolo della natura che ti circonda.
4. Cogli le opportunità.
Spesso viviamo in modo un pò troppo cauto, spaventati da ciò che potrebbe accaderci se prendissimo una certa decisione.
Tendiamo ad evitare i rischi, timorosi del pericolo.
Ma spesso questo ci preclude tante opportunità favorevoli.
Analizza razionalmente le situazioni e, se davvero ne vale la pena, non pensarci due volte, agisci.
5. Viaggia.
Trova il modo per viaggiare e vedere il mondo. Non rimandare i viaggi a quando sarai anziano.
Rinuncia a qualcosa per mettere da parte i soldi che ti servono per viaggiare.
Sei troppo giovane per non vedere il mondo.
Esplora, scopri, parti all’avventura, abbraccia il brivido del viaggio.
6. Riscopri ciò che è importante per te.
Fai una lista delle cose che davvero contano nella tua vita. Aggiungici ciò che vorresti realizzare. In tutto nella lista non devono esserci più di 4-5 cose.
Ora concentrati solo su queste. Loro rappresentano il centro della tua vita, ciò che davvero è importante per te.
Focalizza la tua vita su di loro. Non rimandarle, non negare loro il tuo tempo.
7. Elimina tutto il resto.
Tutto ciò che non è nella lista delle cose importanti molto spesso è solo una distrazione, un impedimento che non ci consente di agire in base ai nostri valori e alle nostre priorità.
Per quanto possibile, semplifica la tua vita eliminando o riducendo al minimo tutto ciò che non è nella lista delle cose importanti.
8. Assapora il cibo.
Non limitarti semplicemente a mangiare, ma prova ad assaporare il cibo, a gustarne i sapori.
Prova a percepire le più profonde sensazioni che il gusto ti trasmette. Mastica lentamente ogni boccone.
Fai del cibo e di ogni pasto un rituale meditativo.
9. Spegni la TV.
Quante ore trascorriamo di fronte alla televisione? Probabilmente troppe, in ogni caso.
Spegni la TV e prova una delle mille alternative che la vita ti offre.
Usa la TV solo per vedere di quando in quando un film che davvero pensi ti possa piacere.
10. Svegliati presto al mattino.
Alzati presto e saluta il nuovo giorno. Ammira l’alba.
Utilizza questo tempo per meditare o fare yoga. Assapora una tazza di tè.
Sii parte del silenzio del mattino. Fanne il tuo tempo.
11. Tieniti in forma. 
Scendi dal divano ed esci a fare una passeggiata. Prova a correre, a nuotare o ad andare in bicicletta.
Mantieniti attivo. Fai dello sport un divertimento. Coinvolgi la tua famiglia e i tuoi amici.
Fanne un’abitudine, rendi lo sport parte integrante della tua giornata. Ti sentirai più vivo.
12. Sii positivo.
Impara a riconoscere i pensieri negativi che si formano nella tua mente. Possono esseri dubbi, critiche, lamentele, scuse.
Prova ad interrompere questi pensieri e a sostituirli con immagini positive.
Trova il bello in ciò che ci circonda. Cerca le soluzioni. Sorridi.
13. Affronta le tue paure.
Cosa ti impaurisce maggiormente? Cosa ti trattiene dall’agire quando invece vorresti?
Quali che siano le tue paure, cerca di riconoscerle e prova ad affrontarle.
E’ l’unico modo per riuscire a liberarsene.
14. Rallenta.
La vita scorre ad un ritmo spesso difficile da sostenere. Ciò non è salutare.
Prova ad agire deliberatamente con più lentezza.
Mangiare, guidare, camminare. Inizia a fare tutto con calma.
Prenditi il tuo tempo. Goditi quello che fai.
15. Fai volontariato.
Impara a dare in modo incondizionato. Stai vicino a chi ne ha bisogno.
Stai vicino ai malati e ai disabili. Dai una mano a servire i pasti nelle mense per i senza tetto.
16. Gioca con i bambini.
I bambini, più di ogni altro, sanno come vivere. I bambini sono sempre presenti nel momento, pienamente.
Prova ad imparare da loro, invece di pensare di sapere molto più di loro.
Gioca con i bambini e impara da loro a vivere con la stessa gioia.
17. Parla con gli anziani.
Nessuno è più saggio di chi ha già vissuto gran parte della propria esistenza.
Gli anziani possono raccontarti storie meravigliose, sorprenderti con la loro ironia, regalarti consigli preziosissimi.
Ogni anziano ha ancora un mondo da dare a chi gli è vicino.
Amali e rimanigli vicino, sono la saggezza del nostro tempo.
18. Impara.
Prova continuamente a migliorarti, non sentirti mai completo o appagato.
Non perchè tu sia imperfetto, ma semplicemente perchè l’apprendimento è gratificante e fonte di soddisfazione.
Devi accettarti per quello che sei e impararti ad amare, ma prova comunque sempre a migliorarti.
E’ un modo di conoscere e scoprire meglio il mondo che ci circonda e godere in pieno delle bellezze della vita.
19. Non fare nulla.
A dispetto di quanto detto finora, c’è indubbiamente un significato anche nel non fare nulla.
Questo significa non leggere, non guardare la TV, non dormire, non parlare.
Non fare nulla significa rimanere con se stessi, in silenzio, consapevoli del nostro io più profondo.
Provaci qualche minuto ogni giorno.
20. Spezza la routine.
Ti sembra di fare ogni giorno le stesse cose? Prova a cambiare.
Introduci delle piccole varianti nella tua agenda quotidiana. Prova nuove strade.
Inizia la giornata in modo diverso, guarda alle cose in una prospettiva differente.
21. Sii presente.
Invece di ripensare a ciò che hai già fatto, o preoccuparti di ciò che potrà accadere domani, focalizzati su ciò che stai facendo ora, proprio in questo momento.
Vivi il presente con consapevolezza, vivi il momento.
Rimani sempre consapevole del tuo respiro e di ciò che ti circonda.
Fanne la tua pratica meditativa.