Ocse & Eurostat – Salari degli Italiani fermi da 10 anni (però vi hanno dato i “diritti LGBT”)
E’ più che doppio il fardello Italiano che salta fuori dall’ultimo report Ocse “Tax Wages” sul costo del lavoro in Europa, il cuneo Fiscale e Contributivo è da spavento e non accenna a calare, anzi.
Il Risultato, tutto Italiano, è che le aziende Italiane pagano fior di retribuzioni lorde ma i lavoratori si devono accontentare di stipendi che sono al netto, pari alla metà. Con l’ulteriore verità che, nel confronto con la Spagna, perdiamo, assurdo? No non è così.
Lo dicono i dati Eurostat, come ha spiegato in un contributo abbastanza recente la sociologa Chiara Saraceno:
Di fatto le retribuzioni dei lavoratori Italiani sono rimaste ferme nell’ultimo decennio, al punto tale da non mettere al riparo dal rischio di povertà.
Giusto di ieri i numeri riferiti dall’OCSE attraverso il suo rapporto, definendo la differenza tra il costo del lavoro sostenuto dal datore di lavoro, e il reddito netto che viene percepito dai dipendenti, indicando nel solo 2017 il cuneo fiscale che pesa sui lavoratori e datori di lavoro in una percentuale atroce del 47,7% in Italia, con cali irrisori del 0.09% rispetto il 2016.
Peggio di noi in Europa il Belgio al 53,7% e la Germania che si attesta poco sotto il 50%, mentre la media OCSE di riferimento è a quota 35.9%
Ritornando al confronto con la Spagna, sempre riferendosi al costo del lavoro, in media quello di un lavoratore single Italiano è pari a 56.980 dollari (46.99 €) contro i 52.500 dollari (43.29 €) del medesimo lavoratore Spagnolo.
Ulteriori differenze si evincono sul peso delle imposte e dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori:
L’Irpef Italiano è pari al 16,5% del costo del lavoro, mentre in Spagna si attesta all’11,3%
Mentre i contributi rispettivamente al 7,2% Italiano al confronto del 4,9% Spagnolo.
E’ drammatica la situazione se consideriamo un nucleo familiare di quattro persone con due figli a carico, con uno solo dei coniugi/compagni che lavorino, il cuneo scende al 38,6%, contro una media dei Paesi membri OCSE del 26,1%.
Sicuramente uno dei paesi più svantaggiati è in questo caso la Francia al 39,4%, seguita da Belgio, Finlandia Grecia e Svezia, tutte – come l’Italia – tra il 38% e il 39%.
Con questi numeri, immediatamente è suonato l’allarme salari e tasse sul lavoro sia da sindacati sia dalle imprese.
Questo è sicuramente uno dei dossier più delicati e difficili che si troverà ad affrontare sul tavolo il futuro nuovo governo di questo Paese, sempre più sulla soglia del baratro, L’Italia.
E’ questo quello che avviene, mentre si svolge la lotta delle poltrone e tutti ci domandiamo… ma ci sarà un nuovo governo in questo Paese?
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